04/05/09

Da Alessandria a Babele. Immaginare un luogo con il Sapere del mondo


Con la parola biblioteca si accendono subito due suggestioni. La visione di ciò che doveva essere quella antica di Alessandria d’Egitto (III secolo avanti Cristo) e l’ancor più immaginaria Biblioteca di Babele scaturita dalla angosciante fantasia di Borges.
Pare fosse stato il filosofo Aristotele a suggerire l’idea a Tolomeo I che in Alessandria dovesse esistere un luogo in grado di contenere tutta la linfa del Sapere, il conoscibile che poteva essere reperito in giro per il mondo. Si giunse così ad una raccolta di oltre 700.000 rotoli di papiro che da Omero in poi documentavano e raccontavano la civiltà. E intorno a quei rotoli nacque un vero e proprio polo culturale dove non ci si limitava soltanto a conservare conoscenze, ma anche a ragionarle: tanto che un bibliotecario-sovrintendente guidava un nutrito gruppo di grammatici e filologi nella elaborazione e produzione di edizioni critiche delle opere là custodite. Ecco allora comparire anche i primi “topi di biblioteca”, come Eratostene che, senza mettere il naso fuori da Alessandria ma solo nei papiri degli srotolabili saperi, riuscì a stabilire quanto misurasse la circonferenza della Terra, disegnò con discreta approssimazione la prima carta geografica delle terre abitate e, arguendo che la Terra fosse rotonda, indicò anche una possibile rotta per giungere dalla Spagna all’India.
Se dunque è antica l’aspirazione a voler raccogliere tutto il Sapere del mondo, ben oltre si spinse Jorge Luis Borges con il suo racconto fantastico La Biblioteca di Babele, dove la biblioteca stessa va a coincidere con l’Universo. Un universo allucinante e spazialmente infinito, composto di sale esagonali, che raccoglie in ordine sparso tutti i possibili libri, rigorosamente formati da 410 pagine, in cui, alla rinfusa, si sviluppano sequenze di caratteri in ogni possibile combinazione. Tutto ciò per dire (era questa l’ossessione filosofica di Borges) che esiste un mondo-biblioteca in cui è compresa la vita di ciascun individuo e come la nostra vita sia una storia che un Dio-romanziere-sconosciuto (“divinidad que delira”) scrive con penna indefinita e infinita.
Ergo. Per sfuggire proprio a quella borgesiana vertigine filosofica, sarà bene, ogni volta che si entri in una biblioteca, osservare con attenzione le “vie di fuga”, rinviando magari alla volta successiva (tanto la biblioteca del Dubbio e della Conoscenza non osserva turni di chiusura) la ricerca del libro che spieghi il Tutto. Uscire, dunque, appena in tempo per non fare (almeno in spirito) la fine del topo… di biblioteca.

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