20/02/12

Romanzi di formazione. Holden e altri ancora


Quando due anni fa Jerome David Salinger morì nel suo ostinato isolamento di Cornish, una folla di ex giovani indossarono la mestizia del lutto. Qualcuno pianse, soprattutto se stesso. Erano tutti i giovani Holden che, lungo l’arco di mezzo secolo, giusto sulle pagine dell’omonimo romanzo avevano meditato la loro piccola rivoluzione anti-borghese. Di quella vicenda avevano assunto ‘il punto di vista’, l’esagerato sarcasmo, lo struggimento e persino il linguaggio da college slang. D’altra parte era in gioco la loro esistenza: si trattava di ‘non lasciarsi educare’ dai falsi valori di una società conformista e di trovare, invece, una propria identità. Qualcosa che Salinger (e noi con lui) aveva già visto impersonarsi in un ragazzo chiamato Huckleberry Finn, creato da un altro scrittore americano, Mark Twain, per designare colui al quale l’autore per primo avrebbe voluto assomigliare.
Ecco dunque due libri che riconducono subito allo scaffale dei cosiddetti ‘romanzi di formazione’, un genere che i tedeschi chiamano bildungsroman per indicare storie i cui protagonisti crescono verso la maturità; e, attraverso di essi, sia quindi possibile trasmettere un’educazione sociale e sentimentale, utile a entrare nel mondo degli adulti.
A partire dall’Ottocento ogni paese ha avuto, in tal senso, i suoi imprescindibili titoli. La Germania, ad esempio, il goethiano Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister o, per la penna di Novalis, Enrico di Ofterdinger; la Francia Il rosso e il nero di Stendhal e, per ovvie ragioni, L’educazione sentimentale di Flaubert. Così come in Inghilterra fu romanzo di formazione il drammatico Jane Eyre della Brontë. In Italia venne considerato tale Le confessioni di un italiano di Nievo. E ancora in Europa ecco l’autobiografico I turbamenti del giovane Törles di Musil o Ritratto dell’artista da giovane di Joyce.
Giunsero poi per noi gli anni del moraviano Agostino e quelli in cui On the road di Kerouac era breviario da zaino. Dopo di che, con la crisi della pedagogia e soprattutto del romanzo, la narrativa di formazione sarebbe divenuta più semplicemente ‘generazionale’. Allora, in un italico coast to coast dei sentimenti, alcuni ragazzi (già porci, se pur alati) provarono ad andare dove li portava il cuore, altri al Seminario per la gioventù di Aldo Busi, altri ancora sulla frusciante scia di un certo Jack appena uscito dal gruppo. In seguito si sono completamenti persi, addirittura… tre metri sopra il cielo, comunque “belli e fatti di jeans, meglio di una pubblicità dal vivo”. Boh!

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