20/04/09

Letteratura per ragazzi. Un mondo fantastico per sopravvivere a quello reale


Le conclusioni a cui era giunto Benedetto Croce non lasciavano margini di discussione: “L’arte per bambini non sarà mai vera arte”. Da ciò si spiega come mai la cosiddetta letteratura per l’infanzia, solo in epoca recente abbia avuto un opportuno recupero critico e dignità di materia universitaria. Oggi si può parlare a ragion veduta di quel genere erroneamente ritenuto “minore” per evidenziarne, invece, tutta la sua autonoma ricchezza, le complessità semantiche e sociologiche in esso contenute.
In Italia la nascita dei libri per ragazzi può essere fatta risalire a un’opera secentesca di Giovambattista Basile intitolata Lo Cunto de li Cunti overo lo trattenimento de li peccerille, una raccolta di fiabe che, per quanto destinata all’infanzia, ebbe un prevalente pubblico di adulti forse in grado di apprezzare i barocchismi linguistici di cui era farcita. Oltralpe, diversi anni dopo (1699), Charles Perrault avrebbe scritto I racconti di mia madre l’oca, alcuni dei quali (come La bella addormentata) sono diventati famosissimi. Nel Settecento poi si intese passare dai principi azzurri al grigiore dei princìpi morali, facendo sì che anche le fiabe avessero una loro funzione educativa. Ma i ragazzi pure allora non si lasciarono buggerare e preferirono fantasticare sulle pagine di Robinson Crusoe e di Gulliver, due testi originariamente non rivolti all’infanzia, ma che incontrarono subito il gusto dei più piccoli.
Però sarà soprattutto la produzione ottocentesca a dare una svolta di qualità al genere. Avremo, infatti, Le avventure di Pinocchio (Collodi), Alice nel paese delle meraviglie (Carrol), Il libro della Jungla (Kipling). Per giungere alla metà del Novecento con una rinnovata cifra stilistica (meno retorica e più metaforica) quale può essere riscontrata nel magico e poetico Piccolo Principe (1943) di Antoine de Saint-Exupéry o nella trasfigurata (ma mai tradita) avventura che si sviluppa lungo Il sentiero dei nidi di ragno (1947) del giovane Italo Calvino.
In tempi a noi più prossimi giungerà quindi Gianni Rodari (grande apologeta dell’immaginazione) e i contemporanei successi commerciali della serie dei Piccoli brividi di Stine (quando l’horror si insinua fra i peluches) o della saga di Harry Potter dell’abile Bowling, che ha saputo ripassare in una appetitosa salsa certi elementi (fantastici, folclorici e favolistici) tipici dei racconti per l’infanzia.
Fra alterne pagine resiste dunque e fortunatamente un genere capace di raccontare l’esistenza di un mondo possibile e parallelo a quello “vero”: indispensabile l’uno per sopravvivere giustappunto all’altro.

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