23/05/11

Grandi miti. Antichi dunque attuali


Tra i pochi vantaggi dell’invecchiamento è da ascrivere l’acquisizione dell’essenzialità, perché, festeggiati (?) certi compleanni, ‘tutto’ è stato già visto e poche sono le cose che si ritengono necessarie. Accade questo anche con i libri. Il trascorrere del tempo e delle letture opera energici sfoltimenti nelle biblioteche personali: se non proprio come sgombero materiale (d’altra parte smantellare quelle protettive pareti di carta sarebbe come alleggerire il letto troppo in anticipo) per lo meno in termini di rimozione mentale. Ci capita, dunque, di selezionare, ridurre, portare a sintesi. Ciò che serve è stato scritto in qualche centinaio di titoli. Il resto sono solo varianti. Ed allora vai a riprendere in mano i classici e resti strabiliato nel constatare come lì dentro siano comprese le domande e le possibili risposte del tempo presente. In alcuni casi poste addirittura con maggiore spregiudicatezza e senza gli orpelli ideologici che ancora resistono. Ecco, pertanto, i grandi miti riproporsi con sorprendente attualità: Ulisse, Fedra, Antigone, Oreste, Amore e Psiche, Procne e Filomela, Prometeo, Medea, Edipo. Le loro vicende vanno persino a decifrare i fatti di cronaca dei giorni nostri. Non c’è un tempo in quei racconti, poiché appartengono ad ogni tempo e mondo. Narrazioni simboliche, interpretazioni della realtà e dell’inconosciuto rimodulate lungo la storia (anche letteraria) dell’umanità dove, di volta in volta, i miti delle diverse civiltà si sono scontrati o con/fusi in forza dei rispettivi paradigmi estetici e filosofici, fino ad essere ‘indossati’ (l’antico è figo assai) come ornamenti di modernità. Miti non certo da equivocare in favolette, se consideriamo come su di loro siano andati formandosi i fondamenti etici, morali e religiosi che hanno costituito la struttura sociale di interi popoli.
E’ quella la ‘spiegazione’ narrata del nostro essere, poiché – teoria psicoanalitica difficilmente confutabile – la costruzione del proprio io, non può prescindere dalla narrazione per collocarsi in un determinato universo culturale. E’ la via maestra per accedere alla conoscenza (alla coscienza) e alla ‘lettura’ del mondo. Perciò i miti letterari sono necessari, e a maggior ragione nell’età matura. Quale consolazione, ad esempio, leggere degli dèi greci, sempre belli e giovani in eterno, a meno che il Fato (superiore e imperscrutabile) non decreti per essi una diversa crudele sorte. Incombente destino che li pone sullo stesso piano di noi irrimediabilmente mortali.

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